III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C
07 – 03 - 2010
(Luca cap. 13) [1]In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. [2]Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? [3]No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. [4]O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? [5]No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». [6]Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. [7]Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? [8]Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime [9]e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
Continui erano gli atti di insubordinazione degli ebrei contro il governo di Roma che, per mano del procuratore Ponzio Pilato, reagiva con inaudita violenza ed esercitava la sua reazione anche durante i riti religiosi. Fu riferito a Gesù l’episodio di certi galilei che erano stati massacrati dai soldati di Pilato durante un sacrifico mescolando il loro sangue “con quello dei loro sacrifici”. Si aspettavano da Gesù una condanna politica dell’operato dei romani, ma Gesù rammenta loro anche l’episodio di cronaca a tutti noto della torre crollata sopra diciotto uomini avvenuta a Gerusalemme nei pressi della piscina di Siloe. Di fronte ad una disgrazia, o morte violenta, il popolo era solito interrogarsi quale fosse stata la colpa della vittima per essere andata incontro ad una morte simile. Chi gli aveva comunicato queste notizie si aspettava un atto di condanna delle vittime e, magari, la rivelazione di quale orrendo peccato fossero essi responsabili. “Niente affatto!” dice Gesù. “Essi non erano più peccatori di voi, ma se non vi convertite farete la loro stessa fine”. Ed ecco il tema che oggi la Santa Liturgia ci propone: la conversione. E, per rafforzare e rendere ancora più chiaro il concetto, il Vangelo di Luca ci presenta la parabola del fico sterile:” Se non porta frutto, taglialo e brucialo”.
Molti sono gli interrogativi che il brano evangelico pone. Cosa si intende per frutto; cosa si intende per fico; cosa si intende per conversione?
Il Frutto. Tutto ciò che noi facciamo in vista della vita futura è buono, tutto il resto non lo è. Li possiamo individuare nei doni che otteniamo per mezzo dello Spirito Santo: “”Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.””(Gal 5,22S)
Il fico sterile. Potremmo identificarlo con Israele che disattende la legge del Signore. Ci farebbe comodo: stiamo osservando la pagliuzza nell’occhio degli altri e non vediamo la trave che è nel nostro occhio. Quel fico sterile sono io, sei tu, fratello mio che mi leggi; è ciascuno di noi individualmente.
Conversione. Convertirsi significa "credere che Gesù ha dato se stesso per me, morendo sulla croce e, risorto, vive con me e in me". (Benedetto XVI) In greco “metànoia” è la conversione interiore, non è solamente il comportamento esteriore, ma il cambiare completamente mentalità. E’ quello che chiede a noi il Signore in questa Quaresima. Vuole che ci prepariamo al triduo pasquale per viverlo con la consapevolezza profonda, radicata nel nostro spirito che Gesù è morto per noi, pensando individualmente a me, è salito su quella croce per me, perché io fossi salvo. Posso rimanere indifferente a questo? Posso continuare a pensare che mi riguarda relativamente? Oppure debbo continuare a credere come i contemporanei di Gesù che gli uccisi da Pilato e quelli travolti dalla torre fossero i peccatori ed io sono scampato solo perché ritenuto giusto?
giovedì 4 marzo 2010
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