lunedì 22 marzo 2010

V DOMENICA DI QUARESIMA

Questa settimana la Santa Liturgia ci propone dal Vangelo di Giovanni l'episodio dell'adultera e colgo l'occasione per inserire delle mie riflessioni sul brano scritto diverso tempo fa. Sono sempre in attesa di vostri sempre graditi commenti.
(Giovanni cap. 8)
[1]Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. [2]Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. [3]Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, [4]gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. [5]Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». [6]Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. [7]E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». [8]E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. [9]Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. [10]Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». [11]Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più».
Questo bellissimo brano del Vangelo di Giovanni viene proposto spesso nella liturgia della Chiesa perché ci propone una situazione frequente nella vita del cristiano, sia sulla posizione dell’adultera sia in quella dei suoi accusatori. Il peccato, la trasgressione è chiara e manifesta: “ è stata sorpresa in fragrante adulterio”, non ci sono dubbi e neppure l’ accusata osa difendersi: secondo la Legge è colpevole.
Deuteronomio cap. 22)
[22]Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l'uomo che ha peccato con la donna e la donna. Così toglierai il male da Israele.
(Levitico cap. 20)
[10]Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno esser messi a morte.
Ecco cosa dispone la Legge mosaica invocata dagli accusatori in proposito. Senza alcun dubbio essi, i colpevoli di adulterio, meritano la morte! Era “adultera” la relazione sessuale tra un uomo sposato o no, e una donna sposata (o fidanzata), perché un tale rapporto offendeva il diritto di proprietà riconosciuto al marito sulla propria moglie.
Intanto però sorge un problema. Per commettere adulterio bisogna essere in due, mentre qui hanno trascinato di fronte a Gesù solo la donna. E l’uomo? Abbiamo visto per i due brani citati e riprodotti che la Legge è molto severa e radicale a tal riguardo: “Così toglierai il male da Israele” dice Mosè. Ci troviamo di fronte, oltre che a una giustizia carente, parziale, ad una vera e propria ingiustizia perpetrata ai danni della donna, solamente perché donna.
La condizione della donna, l’abbiamo visto altre volte, era di completa sottomissione. Essa era soggetta al padre fin quando restava in casa del genitore e una volta maritata essa diveniva proprietà assoluta del marito. Se vogliamo vedere uno spaccato della condizione della donna spulciamo nel Siracide (o Ecclesiatico), scritto appena cento – centocinquanta anni prima di Cristo, cosa ci dice della condizione femminile. Ne riproduco un brano emblematico:
(Siracide cap. 42)
[9]Una figlia è per il padre un'inquietudine segreta,
la preoccupazione per lei allontana il sonno:
nella sua giovinezza, perché non sfiorisca,
una volta accasata, perché non sia ripudiata.
[10]Finché è ragazza, si teme che sia sedotta
e che resti incinta nella casa paterna;
quando è con un marito, che cada in colpa,
quando è accasata, che sia sterile.
[11]Su una figlia indocile rafforza la vigilanza,
perché non ti renda scherno dei nemici,
oggetto di chiacchiere in città e favola della gente,
sì da farti vergognare davanti a tutti.
Un altro brano:
(Siracide cap. 9)
[9]Non sederti mai accanto a una donna sposata,
non frequentarla per bere insieme con lei
perché il tuo cuore non si innamori di lei
e per la tua passione tu non scivoli nella rovina.
Se andiamo a vedere anche altri libri o brani del Vecchio Testamento, l’opinione sulla condizione femminile sostanzialmente non cambia. Ci limitiamo a questi due. La donna non supera, non per suo volere naturalmente, la maggiore età se non con Gesù e il suo insegnamento di misericordia ed amore. Nel brano del Siracide, pare più che evidente che sul comportamento della donna neppure il proprio padre era disposto a dare credito; si doveva stare sempre in guardia per non cadere vittima dei suoi malefizi: essa era portata, per la sua stessa natura, a fare il male. A onor del vero nel Siracide si incontrano anche dei brani in cui si fa un elogio più che dovuto alla buona padrona di casa, alla donna virtuosa.
Ma, ritornando al nostro brano evangelico, l’aver tradotto di fronte a Gesù solo la donna aveva la sua giustificazione. Secondo i brani del Siracide citati, lei era colpevole di aver ammaliato e sedotto l’uomo.
[22]. Così toglierai il male da Israele. I giudici del racconto evangelico hanno indubbiamente ragione di tenersi saldi alla tradizione della Legge (eliminare il peccatore con il peccato) ma hanno torto nel bloccarla in un sistema che non lascia più spazio alle aperture che essa stessa contiene ed al Dio vivente che rende incessantemente nuove le letture che l’uomo fa delle Sacre Scritture. Essi preferiscono la lettura ben definita e definibile allo spirito della Legge. Non vogliono tenere conto della realtà dell’uomo (e della donna), della sua debolezza di fronte alla prepotenza della carne, della continua tentazione cui l’uomo è sottoposto in ogni momento della sua vita, e non necessariamente solo quelle della carne. I giudici si ritenevano i depositari, i custodi della Legge scritta e tramandata una volta per tutte, senza alcuna possibilità di penetrare nello spirito della legge (vedi la condanna di non molto tempo fa, aprile 2002, di quelle due donne, Safya Husseini e Amina Lawal in Nigeria, ma pare che ce ne siano a centenaria in tutta la Nigeria, povere creature, di religione musulmana condannate alla lapidazione. Certamente colpevoli, ma condannate secondo la legge della Shari’a, che è legge coranica inappellabile, senza nessuna apertura alla misericordia o almeno alla umana comprensione).
[3]Allora gli scribi e i farisei mettono la donna in piedi come un accusato, in mezzo al cerchio degli accusatori. Sembra di vedere la scena; il cerchio è chiuso da Gesù che si trova lì ad insegnare. Gesù è seduto, come si addice ad un giudice che si siede a giudicare. L’accusata posta in piedi in mezzo, al centro del cerchio, doveva attrarre gli occhi di tutti, scribi e farisei, severi nella loro accusa e duri nella condanna già emessa nel loro cuore. Ma non è così. Agli scribi e farisei della donna non importa nulla, a loro interessa l’atteggiamento di Gesù. A loro interessa solo mettere Gesù in difficoltà e screditarlo di fronte ai suoi seguaci. Hanno escogitato un tranello nel quale far cadere Gesù. Infatti portandogli una donna colta in fragrante adulterio hanno messo Gesù con le spalle al muro: se Gesù avesse usato clemenza alla donna, si sarebbe messo contro la legge di Mosè ed essere accusato di bestemmia e trascinarlo in giudizio di fronte al Sinedrio, oltre che inimicargli le folle ligie alla tradizioni della Legge; se avesse avvallato la loro sentenza, sempre secondo la Legge, avrebbe smentito tutta la sua predicazione e sarebbe apparso inaffidabile e poco credibile agli occhi di chi lo ascoltava e seguiva. Come aggiunta possiamo dire che se avesse emesso la sentenza di morte seduta stante si sarebbe messo contro l’autorità romana che non concedeva agli ebrei, neppure in nome della Legge divina, di emettere ed eseguire condanne a morte. Non c’è che dire: il tranello era ben congegnato. Che fosse un tranello teso a Gesù è dimostrato anche dal fatto che manca l’offeso, il marito o il fidanzato o il padre. Inoltre solo un tribunale regolare avrebbe potuto emettere la sentenza e non un Rabbi, un Maestro, per quanto autorevole. Era già stata emessa la condanna? Doveva solo trattarsi di eseguire la sentenza già pronunciata? Non c’è modo di capirlo dal testo; pertanto siamo portati credere che si sia trattato di un tranello teso a Gesù.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. Gesù però non risponde, cerca di tergiversare. Il vero accusato ora non è più la donna ma Gesù stesso, colui che avevano eletto a giudice; e lo avevano pure chiamato Maestro!. Tutti gli occhi sono puntati su Gesù in attesa di coglierlo in fallo. A sua volta Gesù più che dalla donna è colpito dalla durezza di quei cuori, chiusi alla misericordia. Non risponde loro ma si china a scrivere per terra. E cosa avrebbe potuto dire? “Razze di vipere che cercate nelle pieghe delle Legge per trovarvi la morte e non la vita.”? Non dice nulla, tace. E quelli ad insistere; sentono di averlo in pugno e non vogliono rinunciare.
Gesù alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». “Chi è senza peccato”. C’è qualcuno senza peccato?
(1Giovanni cap. 1)
[8]Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
Nessuno è senza peccato, tutti, dal peccato di Adamo in poi, siamo nel peccato. Ma Gesù non vuole la morte del peccatore ma il suo ravvedimento: “Chi di voi si sente senza peccato scagli la prima pietra”. Gesù usa misericordia verso gli scribi e i farisei consegnandoli alle loro proprie coscienze, a quella facoltà intuitiva in virtù della quale si giudica un atto compiuto o da compiere. Ciascuno si guarderà dentro, rivangherà i propri misfatti occulti, quelli che nascondiamo a noi stessi, nel nostro subconscio, e ne trarrà le dovute conseguenze. Quanti giudizi frettolosi, quante condanne impietose, magari non espressi se non nella nostra mente, che risorgono alla memoria come fantasmi dimenticati!!. Mettere a nudo il nostro “io”, la nostra personalità conosciuta solo da noi stessi e mai confessate o fatte apparire agli altri, per trovare dei peccati che non si possono neppure confessare perché non sono fatti, non sono avvenimenti ma giudizi, desideri, fantasie magari, che abbiamo accarezzato per un secondo in più prima di respingerla. Tutto questo ciascuno di noi, nessuno escluso, tiene gelosamente nascosto nelle pieghe della memoria e risuscitabile ad interrogazione di quella che noi chiamiamo “coscienza”, il nostro “io” nascosto agli altri ma non a noi stessi. Questo giudice che siede a giudicare dentro di noi che noi, ripeto chiamiamo coscienza, è spesso spietato e senza misericordia, più severo e intransigente della stessa Legge di Dio. A questa coscienza Gesù affidò scribi e farisei. Non li condannò. Gesù portò agli uomini il perdono escatologico (per l’eternità) e gratuito di Dio e non voleva condannarli, ma che si ravvedessero.
[9]Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Lasciano cadere dalle mani quelle pietre che avevano già raccolte per fare giustizia e se ne vanno mogi mogi con lo sguardo confuso e rivolto a terra come chi non vuol vedere e non vuole essere visto in faccia. Ad uno ad uno a cominciare dai più anziani nei quali, probabilmente, il cumulo della spazzatura è più alto.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Dice S. Agostino: “ Rimane solo la misera e la Misericordia” . Rimane il peccato ed il perdono. Il peccato rimane peccato, anche se viene perdonato.
[10]Alzatosi allora Gesù le disse: «Nessuno ti ha condannata?». [11]Ed essa rispose: «Nessuno, Signore».
Adesso anche Gesù si alza in piedi, come si conviene ad un giudice che sta per emettere la sentenza.
«Neanch'io ti condanno; Questa è la sentenza di Gesù. Ma << và e d'ora in poi non peccare più». Resisti cioè alla tentazione della carne. Gesù, uomo, conosce quali e quante sono le tentazioni cui l’uomo è sottoposto. [19] io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Dice S. Paolo nella lettera ai Romani. E’ talmente radicato in lui il male che l’uomo da solo è incapace di lottare e di vincere.
Agli scribi e farisei, nei quali ci riconosciamo se non tutti almeno una grande maggioranza, viene lasciato il compito di vigilare, di non giudicare mai, neppure quando tutto sembra chiaro. Quella donna sembrava colpevole? E se invece era lei la vittima di una qualche violenza, anche psicologica?
Comunque cerchiamo di non dimenticare mai ciò che ci dice Giacomo nella sua lettera.
(Giacomo cap. 2)
[13]il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
Saremo giudicati con lo stesso metro con cui noi avremo giudicato gli altri.

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