martedì 25 maggio 2010

SS. TRINITA'

30 – 5 - 2010-
(Proverbi cap. 8)

[22]Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, fin d'allora.
[23]Dall'eternità sono stata costituita,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
[24]Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;
[25]prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io sono stata generata.
[26]Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi,
né le prime zolle del mondo;
[27]quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull'abisso;
[28]quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell'abisso;
[29]quando stabiliva al mare i suoi limiti,
sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;
quando disponeva le fondamenta della terra,
[30]allora io ero con lui come architetto
ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi davanti a lui in ogni istante;
[31]dilettandomi sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.

(Romani cap. 5) [1]Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; [2]per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. [3]E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata [4]e la virtù provata la speranza. [5]La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

(Giovanni cap. 16) [12]Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. [13]Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. [14]Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. [15]Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

Dopo l’ascesa al cielo del Signore Gesù, l’invio dello Spirito Santo nella Pentecoste, finisce il Tempo di Pasqua per ritornare al Tempo Ordinario e la Santa Chiesa propone, nella sua liturgia domenicale, l’adorazione del mistero trinitario, cioè della intima essenza di Dio. Noi siamo stati battezzati nel “Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Nel nome.. e non nei “nomi..” Perché Dio è uno, anzi è UNICO, non ce ne sono altri.
Non sempre è stato così. L’uomo, nell’antichità, e forse ancora adesso, ha adorato le creature al posto del Creatore dando dimensione divina a manifestazioni della natura (uragani, temporali, tuono, lampi ecc.) e si circondava di divinità identificandole con manifestazioni della natura (fertilità, sterilità, ecc.) e di queste facendosene immagine scolpita o dipinta. Il Signore ha voluto rivelarsi all’uomo e lo ha fatto lentamente nei secoli secondo la possibilità dell’uomo di apprenderla.
Intorno al XX – XVIII secolo a.C. (Abramo e i Patriarchi ) si cominciò ad elaborare la concezione di una divinità prevalente, principale cui prestare culto (monolatria). Questa concezione non escludeva le altre divinità, ma si prestava culto ad un solo Dio. Con Mosè, circa il 1200 a.C. e con l’alleanza del Sinai ( la Legge) si consolida questa concezione ed a praticare culto ad un solo Dio, anche se a fatica (il vitello d’oro). Nel popolo ebraico, scelto da Dio come suo popolo, la tentazione di tornare all’idolatria era continua e pressante, circondato come era da popoli pagani ed idolatri, spesso più potenti di lui che lo soggiogavano e lo dominavano. Sconfitti i nemici (1000-900 a.C.) il popolo ebraico, sempre più cosciente di essere il popolo prediletto da Dio, non cessò comunque di essere tentato dalla idolatria, sebbene in modi diversi. Il regno ebraico del nord (Israele) fu distrutto dai babilonesi (720 a.C.) e poco prima di questa data il Profeta Isaia (765 - 700 c.a.) dichiara esplicitamente e senza mezzi termini l’unicità di Dio: (Isaia cap. 45) [5]Io sono il Signore e non v'è alcun altro;// fuori di me non c'è dio; // ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci, // [6]perché sappiano dall'oriente fino all'occidente //che non esiste dio fuori di me.
Il regno di Giuda seguì la sua sorte del regno del nord nel 587 con la distruzione di Gerusalemme e la deportazione della popolazione in Babilonia producendo nel popolo, ma soprattutto nella classe sacerdotale, una profonda crisi di ripensamento:” Il Signore ci ha puniti!” L’incubo della punizione dai peccati domina la religione esilica e postesilica: se i peccati erano la vera causa delle sciagure sia personali che collettive, una sola era la soluzione: osservare scrupolosamente la “Legge”.
Il ripensamento della propria religione porterà alla riscrittura, o alla scrittura di sana pianta, dei testi sacri, con le sue leggi, le sue regole. I profeti avevano annunciato già da tempo la venuta di un Messia e il popolo lo attendeva ansiosamente sognando una restaurazione politica perduta (Israele la riacquisterà solo nel 1948 con la fondazione dello Stato di Israele).
Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, [5]per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. (Gal.4,4s). Gesù è il “Logos”, il Verbo, la Parola di Dio mandato da Padre non per annunciare una nuova religione, ma per confermare e perfezionare quando rivelato nei secoli attraverso i profeti, ma con un altro spirito, con un altro approccio, un comandamento nuovo: (Giovanni cap. 15)[17]Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. Gesù ha confermato quanto era stato rivelato nell’AT aggiungendovi un comandamento nuovo: l’amore. Invoca e chiede dai suoi quel sentimento che ha spinto Lui ad assumere la carne umana e morire sulla Croce.
Fintanto che Gesù era sulla terra non avevamo bisogno di nulla perché Lui soddisfaceva tutte le necessità dell’uomo, ma dopo la sua ascensione :(Gio.14) [16]Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, Sono queste le tre persone della SS. Trinità: Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Noi non abbiamo la capacità di indagare oltre sulla natura intima, sull’essenza di Dio; per noi è sufficiente questo. Rimane un mistero che ci sarà svelato dall’amore di Dio quando saremo al suo cospetto.

domenica 16 maggio 2010

PENTECOSTE

PENTECOSTE
23- 05 – 10
(Atti cap. 2) [1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
[5]Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. [6]Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. [7]Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
(Romani cap. 8) [8]Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. [9]Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. [10]E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. [11]E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. [12]Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; [13]poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. [14]Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. [15]E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». [16]Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. [17]E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.(Giovanni cap. 14) [15]Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. [16]Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.


Shavuot è la festa biblica della mietitura in cui si celebra il Dono della Torah sul monte Sinai, l'evento più significativo della storia ebraica. Nel 2010 Shavuot inizia al tramonto del 18 maggio e si conclude al tramonto del 20 (in diaspora).[ Da un sito web dei giudei-messianisti]
La festa di Pentecoste è una delle tre feste dell’A.T. nelle quali il Signore aveva comandato che si facesse il pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme. Questa festa che gli ebrei chiamano Shavu’oth ( settimane) ebbe agli inizi come motivo la mietitura dell’orzo e la chiamarono la festa della mietitura, ma in seguito la associarono alla consegna della Legge sul Sinai perché come la festa delle settimane cadeva cinquanta giorni dopo la festa di Pasqua, così la Legge fu consegnata loro dopo sette settimane (cinquanta giorni) dall’uscita dall’Egitto. Gli ebrei di lingua greca cominciarono a chiamare questa festa Pentecoste ed è con questo nome che è entrata nella tradizione e il culto cristiano.
Per noi cristiani la Pentecoste rappresenta la logica ed aspettata conclusione del messaggio della Risurrezione. Il tempo più adatto per la venuta dello Spirito Santo era quello che seguiva l’Ascensione di Gesù al cielo: [7]Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. (Giovanni cap. 16). Con il vento ( in greco pneuma significa sia vento sia Spirito) forte ed irresistibile che si abbatte sulla casa dove sono riuniti gli Apostoli si manifesta lo Spirito Santo forte ed irresistibile, capace di superare ogni ostacolo e barriera. Non si vede, non si sente, non odora, eppure alla sua forza nessuno si può opporre. Può essere il vento violento come quello che si abbatté nella casa dove erano riuniti gli Apostoli, ma può essere anche “ un vento leggero. [13]Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.”(1Re cap. 19)
[4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. (Atti cap. 2) Avviene l’esatto contrario di quello che avvenne ai costruttori della torre di Babele: Cercarono di costruirsi una torre per dare la scalata al cielo e finirono per non capirsi più fra loro, mentre gli Apostoli sotto l’azione dello Spirito Santo parlano lingue diverse e ciò dà loro l’opportunità di farsi capire. Con l’aiuto dello Spirito Santo il messaggio di Gesù è arrivato fino agli estremi confini della terra in ottemperanza al comando del Signore Gesù: (Marco cap. 16) [15]Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Lo Spirito Santo non si lascia ridurre ad una definizione o ad una descrizione; se ne possono constatare solo gli effetti. I Padri della Chiesa per primi, ed in seguito teologi ed esegeti, hanno scritto trattati e pronunciato memorabili omelie sullo lo Spirito Santo, ma limitandosi sempre ad una descrizione del tutto insufficiente. - (E come potrebbero altrimenti?!) - E’ come il vento impalpabile, lo senti passare, ne subisci gli effetti, ma non puoi né arrestarlo, né contenerlo; passa e va e non sai dove. E’ stato paragonato, oltre che al vento, al fuoco, all’acqua, alla luce ma ogni paragone, ogni tentativo di definizione risulta riduttiva, incompleta e parziale. Pur essendo unico ed indivisibile lo Spirito Santo produce effetti molteplici, suscita carismi differenti l’uno dall’altro [7]E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: (1Corinzi cap. 12).
“Semplice nell’essenza, e molteplice nei poteri, è presente ai singoli nella sua totalità ed è contemporaneamente e tutto dovunque.”. (S. Basilio Magno – Su lo Spirito Santo -). Non lo vediamo, ma gli effetti sono sorprendenti. Guardiamo cosa è successo agli Apostoli. Erano paurosi ed insicuri e sotto l’azione dello Spirito Santo sono diventati sicuri di sé, intraprendenti, coraggiosi fino alla temerarietà sfidando quel Sinedrio che aveva condannato a morte il Maestro, eroici al punto di affrontare il martirio con animo sereno. Erano poveri pescatori galilei avvezzi più a tirare e rassettare reti che esperti di retorica, ma divenuti capaci di confondere persone sapienti e use a discutere. Erano poco esperti di lettere - forse sapevano appena leggere – ma hanno scritto delle lettere che ancora noi leggiamo dopo 2000 anni.
Se noi parliamo dello Spirito Santo senza sentirci personalmente coinvolti è come se stessimo descrivendo un bel quadro che neppure ci appartiene. Noi abbiamo incontrato lo Spirito Santo al momento del Battesimo e ci è stato confermato col sacramento della Confermazione. Esso è stato vicino a noi indicandoci le scelte da fare, spingendoci all’azione. Quando ho preso moglie e figli e li ho portati in Israele credevo di avere fatto una scelta autonoma. Come quando ho voluto approfondire certe curiosità sulla Parola che mi erano venuti in Israele, ho creduto fossero frutti della mia curiosità. Così pure quando ho smesso di interessarmi d’altro per conoscere e approfondire la Parola di Dio. Oggi, e non solo da oggi, mi accorgo dietro c’era sempre lo Spirito Santo che mi ha guidato, mi ha spronato, ha acceso la mia sete e la mia fame della Parola del Signore, il che equivale a dire fame e sete di Dio. Sono stato coinvolto in prima persona; e non solo io: tutti siamo consciamente o inconsciamente coinvolti. Grazie, Signore!

PENTECOSTE

PENTECOSTE
23- 05 – 10
(Atti cap. 2) [1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
[5]Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. [6]Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. [7]Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
(Romani cap. 8) [8]Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.
[9]Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. [10]E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. [11]E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. [12]Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; [13]poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. [14]Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. [15]E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». [16]Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. [17]E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
(Giovanni cap. 14) [15]Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. [16]Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. [25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Shavuot è la festa biblica della mietitura in cui si celebra il Dono della Torah sul monte Sinai, l'evento più significativo della storia ebraica. Nel 2010 Shavuot inizia al tramonto del 18 maggio e si conclude al tramonto del 20 (in diaspora).[ Da un sito web dei giudei-messianisti]
La festa di Pentecoste è una delle tre feste dell’A.T. nelle quali il Signore aveva comandato che si facesse il pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme. Questa festa che gli ebrei chiamano Shavu’oth ( settimane) ebbe agli inizi come motivo la mietitura dell’orzo e la chiamarono la festa della mietitura, ma in seguito la associarono alla consegna della Legge sul Sinai perché come la festa delle settimane cadeva cinquanta giorni dopo la festa di Pasqua, così la Legge fu consegnata loro dopo sette settimane (cinquanta giorni) dall’uscita dall’Egitto. Gli ebrei di lingua greca cominciarono a chiamare questa festa Pentecoste ed è con questo nome che è entrata nella tradizione e il culto cristiano.
Per noi cristiani la Pentecoste rappresenta la logica ed aspettata conclusione del messaggio della Risurrezione. Il tempo più adatto per la venuta dello Spirito Santo era quello che seguiva l’Ascensione di Gesù al cielo: [7]Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. (Giovanni cap. 16). Con il vento ( in greco pneuma significa sia vento sia Spirito) forte ed irresistibile che si abbatte sulla casa dove sono riuniti gli Apostoli si manifesta lo Spirito Santo forte ed irresistibile, capace di superare ogni ostacolo e barriera. Non si vede, non si sente, non odora, eppure alla sua forza nessuno si può opporre. Può essere il vento violento come quello che si abbatté nella casa dove erano riuniti gli Apostoli, ma può essere anche “ un vento leggero. [13]Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.”(1Re cap. 19)
[4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. (Atti cap. 2) Avviene l’esatto contrario di quello che avvenne ai costruttori della torre di Babele: Cercarono di costruirsi una torre per dare la scalata al cielo e finirono per non capirsi più fra loro, mentre gli Apostoli sotto l’azione dello Spirito Santo parlano lingue diverse e ciò dà loro l’opportunità di farsi capire. Con l’aiuto dello Spirito Santo il messaggio di Gesù è arrivato fino agli estremi confini della terra in ottemperanza al comando del Signore Gesù: (Marco cap. 16) [15]Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Lo Spirito Santo non si lascia ridurre ad una definizione o ad una descrizione; se ne possono constatare solo gli effetti. I Padri della Chiesa per primi, ed in seguito teologi ed esegeti, hanno scritto trattati e pronunciato memorabili omelie sullo lo Spirito Santo, ma limitandosi sempre ad una descrizione del tutto insufficiente. - (E come potrebbero altrimenti?!) - E’ come il vento impalpabile, lo senti passare, ne subisci gli effetti, ma non puoi né arrestarlo, né contenerlo; passa e va e non sai dove. E’ stato paragonato, oltre che al vento, al fuoco, all’acqua, alla luce ma ogni paragone, ogni tentativo di definizione risulta riduttiva, incompleta e parziale. Pur essendo unico ed indivisibile lo Spirito Santo produce effetti molteplici, suscita carismi differenti l’uno dall’altro [7]E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: (1Corinzi cap. 12).
“Semplice nell’essenza, e molteplice nei poteri, è presente ai singoli nella sua totalità ed è contemporaneamente e tutto dovunque.”. (S. Basilio Magno – Su lo Spirito Santo -). Non lo vediamo, ma gli effetti sono sorprendenti. Guardiamo cosa è successo agli Apostoli. Erano paurosi ed insicuri e sotto l’azione dello Spirito Santo sono diventati sicuri di sé, intraprendenti, coraggiosi fino alla temerarietà sfidando quel Sinedrio che aveva condannato a morte il Maestro, eroici al punto di affrontare il martirio con animo sereno. Erano poveri pescatori galilei avvezzi più a tirare e rassettare reti che esperti di retorica, ma divenuti capaci di confondere persone sapienti e use a discutere. Erano poco esperti di lettere - forse sapevano appena leggere – ma hanno scritto delle lettere che ancora noi leggiamo dopo 2000 anni.
Se noi parliamo dello Spirito Santo senza sentirci personalmente coinvolti è come se stessimo descrivendo un bel quadro che neppure ci appartiene. Noi abbiamo incontrato lo Spirito Santo al momento del Battesimo e ci è stato confermato col sacramento della Confermazione. Esso è stato vicino a noi indicandoci le scelte da fare, spingendoci all’azione. Quando ho preso moglie e figli e li ho portati in Israele credevo di avere fatto una scelta autonoma. Come quando ho voluto approfondire certe curiosità sulla Parola che mi erano venuti in Israele, ho creduto fossero frutti della mia curiosità. Così pure quando ho smesso di interessarmi d’altro per conoscere e approfondire la Parola di Dio. Oggi, e non solo da oggi, mi accorgo dietro c’era sempre lo Spirito Santo che mi ha guidato, mi ha spronato, ha acceso la mia sete e la mia fame della Parola del Signore, il che equivale a dire fame e sete di Dio. Sono stato coinvolto in prima persona; e non solo io: tutti siamo consciamente o inconsciamente coinvolti. Grazie, Signore!

martedì 11 maggio 2010

ASCENSIONE

VII DOMENICA DI PASQUA
ASCENSIONE
16 MAGGIO 2010-
(Atti cap. 1,1-11) - (Ebrei cap. 9,24-28; 10,19-23) - (Luca cap. 24,46-53) Gesù Cristo ascende al cielo per aprire, anzi spalancare, quelle porte del paradiso che furono chiuse nel giorno della grande ira del Signore. Come il Gran Sacerdote dell’A.T. attraversava una volta l’anno, il giorno della espiazione, il velo che separava il Sancta Sanctorum dal Tempio, così Cristo è passato attraverso il velo del suo sangue non per entrare in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, (Ebrei 9,24) L’Ascensione di Nostro Signore è stata raccontata dagli evangelisti i modi diversi, densi di simbolismi e mistero. Innanzi tutto il Vangelo, e tutta la Sacra Scrittura, non sono dei trattati di storia e cercano di raccontare con parole umane ciò che si percepisce più con il cuore che con la mente o con i sensi. Staccarci dalla materialità della nostra realtà non è facile, ma accettare la limitatezza delle nostre facoltà mentali è il primo passo della fede per riporre ogni fiducia in Dio.
Gesù, nato dalla Vergine Maria, costituito di capo e corpo, è asceso al cielo dove siede alla destra del Padre. Nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni leggiamo che chiede al Padre che, come lui e il Padre sono una cosa sola, così noi, credenti in lui, siamo una cosa con lui e con il Padre. Gesù come Figlio generato, “non creato”, noi come figli per adozione, secondo anche la preghiera con la quale ci ha insegnato a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre.
Gesù è sceso sulla terra assumendo un corpo carnale soffrendo fame, sete, dolore, commuovendosi e ridendo, piangendo, soffrendo angoscia, paura, umiliazione, disprezzo passione, morte ed ora ascende al Cielo, ritorna al Padre, con la materialità della nostra natura umana. Ora in quella dimora divina, dove c’erano solo puri spiriti (Dio Padre unito al Figlio nell’amore attraverso lo Spirito Santo, e gli angeli anche essi puri spiriti) c’è anche il corpo di Cristo Risorto trionfante sulla morte.
Noi rimaniamo nel mondo, dopo l’Ascensione di Gesù, pur non appartenendo al mondo, per nostra scelta perché crediamo in Lui e nel Padre che l’ha mandato. (Giovanni cap. 17) [16]Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Noi nel mondo costituiamo la sua Chiesa, siamo le membra di essa, ed il capo è in Cielo. Dal Cielo egli, Gesù, ci conforta e illumina mediante l’azione dello Spirito Santo, aiutandoci a sopportare le difficoltà della vita, come ha fatto Lui, specialmente nella sua Passione e morte sulla croce.
Pur essendo asceso al cielo Gesù è sempre presente tra noi, secondo la sua promessa di non abbandonarci. E’ il Mistero. Anche noi dobbiamo sforzarci di attraversare il velo del nostro raziocinio, di voler capire e darci ragione di tutto, e approdare nel “regno” della fede, dove tutto è rimesso nelle mani di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo.
(Giovanni cap. 17,21b) Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” prosegue la preghiera “sacerdotale” del cap. 17 del Vangelo di Giovanni. Gesù è asceso al Cielo per mantenere fede alla sua promessa e realizzare quello che era un auspicio della sua preghiera su questa terra: fare di noi una cosa solo con Dio e col suo Figlio, un giorno in Paradiso. Già oggi ci consideriamo, e siamo, della stessa famiglia di Gesù e familiari di Dio, perché la Chiesa è Santa ed Immacolata, cioè senza peccato, pur essendo costituita di peccatori. Il peccato passato, presente e futuro, cioè il nostro, è rimasto appeso a quella croce piantata sul Golgota sulla quale è stato pagato da Gesù il debito da noi contratto.
(1Giovanni cap. 2) [1]Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Gesù intercede per noi presso il Padre in ogni momento ed in ogni circostanza, purché ci sia in noi il doveroso pentimento dell’errore commesso. E’ questa la redenzione fatta da Gesù a nostro favore: il peccato, qualsiasi peccato, sarà rimesso e perdonato di fronte al pentimento del peccatore. Pentimento vero, sincero: nessuno pensi di fare il furbo con Dio.
Perché? A che pro? Cosa ci si guadagna? La felicità in questa vita e, in seguito, la vita eterna. Dice Gesù: [13] perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. (Giovanni cap. 17) E aggiunge Gesù pregando per gli Apostoli, e anche per noi: [11]Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. (Giovanni cap. 17) . [51]Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. [52]Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; [53]e stavano sempre nel tempio lodando Dio. “con grande gioia” . La gioia del Figlio che andava al Padre aveva contagiato anche loro e se ne ritornarono a casa pieni gioia pur prevedendo che nessuno di loro sarebbe morto nel proprio letto, di morte naturale, di vecchiaia. Come puntualmente avvenne, per la loro gloria.

lunedì 3 maggio 2010

VI DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Giovanni cap. 14 [23]Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. [27]Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dá il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. [28]Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. [29]Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.

Sono gli addii e le ultime parole che Gesù scambia con i suoi discepoli più stretti e fedeli, gli apostoli. Li rincuora e ricorda loro le promesse: che non resteranno soli perché il Padre invierà loro il Consolatore, lo Spirito Santo che farà loro chiara ogni cosa. Il compito dei seguaci di Gesù, allora e ancora di più oggi, sarà quello di amare Lui e di conseguenza il Padre, che è più grande di Gesù.
E’ un discorso chiaramente Trinitario: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio, il Padre, è quell’Essere Perfettissimo che non può essere contenuto dalla nostra mente. L’uomo è capace di concepire e contenere nella propria mente quello che lui ha progettato. Se ha concepito e progettato un grattacielo altissimo, il più alto del mondo, quel grattacielo, per quanto grande e complesso può essere ed è contenuto nella sua mente. Egli sarà più grande del grattacielo da lui costruito. Dio ha costruito, ha creato dal nulla, tutto l’universo e Lui è più grande dell’universo da Lui creato. A noi l’universo si presenta senza limiti, infinito, ma per Dio, per Lui è finito, ha un limite: non può essere altrimenti. Se pensiamo l’universo infinito, facciamo dell’universo un dio, oppure identifichiamo Dio nell’universo; che è la stessa cosa. Confondiamo il Creatore con la sua creatura.
Si crede che questo sia avvenuto circa quattro miliardi di anni fa solo perché la luce della stella più lontana dalla terra impiega quattromiliardi di anni-luce per arrivare fino a noi. Sono distanze nelle quali la mente dell’uomo ci si perde: troppo grandi esse sono. Ebbene il Creatore di questo creato non può essere inferiore alla sua creatura, all’Universo, di cui l’uomo non è, fisicamente parlando, che un’infinitesima parte, pertanto come può pensare di concepire Dio se non attraverso il Figlio? Gesù, il Figlio unigenito, Dio stesso, ha assunto la natura umana per la nostra redenzione certamente, ma anche perché così ci ha anche dato un punto di riferimento concreto, fisico, umano cui fare riferimento per avvicinarci a Dio, con la mediazione dello Spirito Santo. Per semplificare. Gesù è il Verbo di Dio, la Parola incarnata e lo Spirito Santo è la luce che illumina i nostri cuori e la nostra mente.
Gesù, nella preghiera che ci ha insegnato, ci ha detto di rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”: Padre nostro che sei nei cieli… Lui è il Figlio Diletto e autorizzando anche noi a chiamarlo “Padre”, anzi Papà, ci ha fatto suoi fratelli e figli adottivi del Padre. Gesù, dopo la sua passione e morte, è risuscitato e asceso al cielo dove siede alla destra di Dio Padre onnipotente. Gesù è risuscitato come uomo, non come Dio che non poteva morire, e la natura umana di Gesù è ora a fianco al Padre nella gloria dei cieli. La natura umana, se non proprio con le sue molecole, con i suoi atomi e i suoi elettroni, per dire in un modo a noi sconosciuto, è presente presso “Colui che tutto può”. Questa realtà sovrannaturale, dobbiamo ammetterlo, mette un po’ i brividi.
La promessa più grande che Gesù ci ha lasciato è proprio quella che sarà con noi sempre, che non ci abbandonerà, anzi manderà a noi il suo Spirito Consolatore che ci farà chiara ogni cosa affinché non ci si smarrisca. Ci chiede solo di amarlo, di amarlo nei nostri fratelli, di amarlo nelle difficoltà della vita, di amarlo comunque e sempre. Allora Lui ed il Padre verranno e prenderanno dimora in noi. L’Eucaristia che ci è concesso di prendere è il modo tangibile della sua venuta a noi.

lunedì 26 aprile 2010

TEMPO DI PASQUA

V° DOMENICA DI PASQUA
2 MAGGIO 2010
(Giovanni cap. 13) 31]Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. [32]Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. [33]Figlioli, ancora per poco sono con voi; [34]Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. [35]Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Questo brano del Vangelo di Giovanni, a leggerlo tenendo presente quello che ci ha insegnato il mondo, è sconvolgente. Sconvolgente nel vero senso della parola: ci sconvolge. Questa affermazione di Gesù è incredibile, umanamente parlando. Ma come? Giuda è appena uscito e con lui satana, ed “era notte”, e Gesù dice che “il Figlio dell’uomo”, cioè lui, è stato glorificato. Giuda, uno dei suoi amici più cari sta per consegnarlo ai suoi nemici che lo metteranno a morte, e Lui dice: “ sono glorificato”. Non solo: ” e anche Dio è stato glorificato in lui”. Evidentemente il concetto che noi ci siamo fatti della gloria è errato. Dopo qualche ora dagli avvenimenti narrati in questo brano, Gesù affronterà la sua passione, la tremenda esperienza subita nell’orto del Getsemani e poi la croce e dice che Dio è stato glorificato in lui. Ma allora la gloria non è nel soddisfacimento delle esigenze del corpo, anche se legittime, ma è altrove. Forse è proprio in quelle situazioni, da noi tanto deprecate e rifuggite come la sofferenza, la malattia, persino la morte, che risiede la vera gloria, ciò di cui ci si possa vantare.
(Salmo 23) [4]Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.

La “valle oscura” del salmista è la valle della morte, è la morte stessa. Ma neppure di quella devo avere paura “perché tu sei con me”. In ogni prova, in ogni sofferenza il Signore è con me per consolarmi, per sostenermi, per ricordarmi le sue promesse.
Certo nel lunghissimo, interminabile momento della sofferenza tutto sembra buio, ma è anche il tempo della riflessione, del guardarsi dentro, di esaminarsi a fondo, per autoconoscersi intimamente e stilare una scala di valori, vedere cosa è importante e cosa lo è di meno o cosa non ha valore alcuno.
Naturalmente tutto ciò è quella che, con una brutta e deprecabile espressione, definiamo una rivoluzione copernicana: ha valore quello che sembrava un non valore. Non è facile accettarlo, ma è necessario rivedere la nostra scala di valori.
Il Signore Gesù nello stesso brano che la liturgia ci ha proposto ce ne dà la chiave, quando dice: ”[34]Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.”.
Gesù, lo sappiamo, ci ha amati fino a dare la sua vita per noi; e noi dobbiamo fare altrettanto. Non capisco? Io devo amare. Ho difficoltà? Io devo amare. Mi costa sacrificio? Io devo amare. E’ contro il mio istinto? Io devo amare.
Amare, amare, amare sempre.

mercoledì 14 aprile 2010

III°DOMENICA DI PASQUA

III° DOMENICA DI PASQUA ANNO C
18 – 04 – 2010
(Giovanni cap. 21) [1]Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: [2]si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. [3]Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
[4]Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. [5]Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». [6]Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. [7]Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. [8]Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
[9]Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. [10]Disse loro Gesù: «Portate un pò del pesce che avete preso or ora». [11]Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. [12]Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
[13]Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. [14]Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
[15]Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». [16]Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». [17]Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. [18]In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». [19]Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»
La Santa Liturgia questa domenica ci propone di riflettere sulla manifestazione di Gesù ad un gruppo di Apostoli sul lago di Tiberiade. Dice il Vangelo di Giovanni che questa era la terza volta che il Signore Risorto appariva ai discepoli. Nonostante il Signore fosse apparso loro la sera stessa della Risurrezione e otto giorni dopo, il loro animo non era certamente molto rinfrancato. La decisione di Simon Pietro ”Io vado a pescare” non mi sembra l’espressione di un pescatore di professione che, dopo un certo intervallo, riprenda la propria attività lavorativa, ma piuttosto di quello che ha il desiderio di allontanarsi da pensieri e problemi che lo angosciano distraendosi facendo l’attività che sa fare e che ha sempre fatto; nel caso specifico di Simon Pietro andando a pescare. E gli altri discepoli che erano con lui non è che se la passassero molto meglio, da un punto di vista psicologico. Comunque all’alba uno sconosciuto sulla riva del lago li interpella chiedendo se avevano qualcosa da mangiare. Alla loro risposta negativa li invita a gettare la rete alla destra della barca e così presero una quantità di pesci tali da mettere in pericolo la solidità della rete. Giovanni, memore di quell’altra volta che il Signore li aveva invitati a gettare la rete e avevano preso un’enorme quantità di pesci (Lc. 5,4-10), e ricordandosi delle tracce lasciate nel sepolcro dalla Risurrezione di Gesù, afferma sicuro: ”E’il Signore”. Pietro non aspetta di arrivare a riva per andare incontro al Signore, ma si butta in acqua così come era. L’aveva rinnegato tre volte, ora non lo farà più, anzi, come pulcino impaurito, corre a rifugiarsi sotto le ali protettrici di Gesù. Sulla riva trovano un fuoco acceso e sulle braci del pane e dei pesci. Il Signore può pescare anche senza l’aiuto, certamente importante, ma non determinante, dell’uomo. E Gesù apprezza anche l’opera dell’uomo tanto che invita a portare anche dei pesci appena da loro pescati. Pietro, sia come padrone della barca e sia per insolito zelo spinto dal desiderio di riscatto, corre a prenderli dalla barca: 153 grossi pesci. Su questo numero gli esegeti si sono sbizzarriti con la fantasia: chi vuole vedervi il numero dei popoli allora conosciuti, centocinquantatre; chi fa cento i popoli + cinquanta Israele + la Trinità; ecc. Quello che è certo che era veramente una bella pesca che si può fare comunque solo con Gesù: senza non si prende nulla.
Certamente i dubbi, i timori, le perplessità che avevano, quando decisero di andare a pesca, con la sua presenza Gesù li ha totalmente fugati e dopo giorni di angosce e paure accanto al Signore ritrovano la serenità. Tre furono i rinnegamenti di Pietro e tre sono le domande che il Signore Gesù pone a Simon Pietro per dargli l’incarico di pascere le SUE pecore. Il gregge affidato a Simon Pietro è il gregge di Gesù e Pietro le deve solo pascere e custodire. E’ curioso notare i verbi usati da Gesù e quelli usati da Simon Pietro nelle sue risposte. Per due volte Gesù il verbo agapào “αγαπάω” che significa “amare”, ma che viene abitualmente tradotto “carità” significando un amore totalizzante, senza contropartita. E’ strano, ma Pietro risponde sempre “filò se”- “φιλώ σε” -, “ ti amo”, cioè usa un verbo di amicizia, di simpatia, ma non lo stesso verbo di usato da Gesù per due volte. Alla terza Gesù si arrende e usa lo stesso verbo usato da Simon Pietro: “filèis me?”- φιλέις με?- . Come leggere questo fatto? Forse l’uomo non è capace di dare tutto. Il Signore lo sa, lo ha sempre saputo fin dalla alleanza con Abramo, quando giurò solo il Signore e non fece giurare Abramo per non farlo diventare spergiuro. ( Genesi 15,1-21) Eppure, Signore,… Eppure, Signore,... Eppure. Signore, siamo tue creature e figli tuoi; abbi pietà di noi.