lunedì 3 maggio 2010

VI DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Giovanni cap. 14 [23]Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. [27]Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dá il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. [28]Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. [29]Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.

Sono gli addii e le ultime parole che Gesù scambia con i suoi discepoli più stretti e fedeli, gli apostoli. Li rincuora e ricorda loro le promesse: che non resteranno soli perché il Padre invierà loro il Consolatore, lo Spirito Santo che farà loro chiara ogni cosa. Il compito dei seguaci di Gesù, allora e ancora di più oggi, sarà quello di amare Lui e di conseguenza il Padre, che è più grande di Gesù.
E’ un discorso chiaramente Trinitario: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio, il Padre, è quell’Essere Perfettissimo che non può essere contenuto dalla nostra mente. L’uomo è capace di concepire e contenere nella propria mente quello che lui ha progettato. Se ha concepito e progettato un grattacielo altissimo, il più alto del mondo, quel grattacielo, per quanto grande e complesso può essere ed è contenuto nella sua mente. Egli sarà più grande del grattacielo da lui costruito. Dio ha costruito, ha creato dal nulla, tutto l’universo e Lui è più grande dell’universo da Lui creato. A noi l’universo si presenta senza limiti, infinito, ma per Dio, per Lui è finito, ha un limite: non può essere altrimenti. Se pensiamo l’universo infinito, facciamo dell’universo un dio, oppure identifichiamo Dio nell’universo; che è la stessa cosa. Confondiamo il Creatore con la sua creatura.
Si crede che questo sia avvenuto circa quattro miliardi di anni fa solo perché la luce della stella più lontana dalla terra impiega quattromiliardi di anni-luce per arrivare fino a noi. Sono distanze nelle quali la mente dell’uomo ci si perde: troppo grandi esse sono. Ebbene il Creatore di questo creato non può essere inferiore alla sua creatura, all’Universo, di cui l’uomo non è, fisicamente parlando, che un’infinitesima parte, pertanto come può pensare di concepire Dio se non attraverso il Figlio? Gesù, il Figlio unigenito, Dio stesso, ha assunto la natura umana per la nostra redenzione certamente, ma anche perché così ci ha anche dato un punto di riferimento concreto, fisico, umano cui fare riferimento per avvicinarci a Dio, con la mediazione dello Spirito Santo. Per semplificare. Gesù è il Verbo di Dio, la Parola incarnata e lo Spirito Santo è la luce che illumina i nostri cuori e la nostra mente.
Gesù, nella preghiera che ci ha insegnato, ci ha detto di rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”: Padre nostro che sei nei cieli… Lui è il Figlio Diletto e autorizzando anche noi a chiamarlo “Padre”, anzi Papà, ci ha fatto suoi fratelli e figli adottivi del Padre. Gesù, dopo la sua passione e morte, è risuscitato e asceso al cielo dove siede alla destra di Dio Padre onnipotente. Gesù è risuscitato come uomo, non come Dio che non poteva morire, e la natura umana di Gesù è ora a fianco al Padre nella gloria dei cieli. La natura umana, se non proprio con le sue molecole, con i suoi atomi e i suoi elettroni, per dire in un modo a noi sconosciuto, è presente presso “Colui che tutto può”. Questa realtà sovrannaturale, dobbiamo ammetterlo, mette un po’ i brividi.
La promessa più grande che Gesù ci ha lasciato è proprio quella che sarà con noi sempre, che non ci abbandonerà, anzi manderà a noi il suo Spirito Consolatore che ci farà chiara ogni cosa affinché non ci si smarrisca. Ci chiede solo di amarlo, di amarlo nei nostri fratelli, di amarlo nelle difficoltà della vita, di amarlo comunque e sempre. Allora Lui ed il Padre verranno e prenderanno dimora in noi. L’Eucaristia che ci è concesso di prendere è il modo tangibile della sua venuta a noi.

Nessun commento:

Posta un commento