mercoledì 14 aprile 2010

III°DOMENICA DI PASQUA

III° DOMENICA DI PASQUA ANNO C
18 – 04 – 2010
(Giovanni cap. 21) [1]Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: [2]si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. [3]Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
[4]Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. [5]Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». [6]Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. [7]Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. [8]Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
[9]Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. [10]Disse loro Gesù: «Portate un pò del pesce che avete preso or ora». [11]Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. [12]Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
[13]Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. [14]Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
[15]Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». [16]Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». [17]Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. [18]In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». [19]Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»
La Santa Liturgia questa domenica ci propone di riflettere sulla manifestazione di Gesù ad un gruppo di Apostoli sul lago di Tiberiade. Dice il Vangelo di Giovanni che questa era la terza volta che il Signore Risorto appariva ai discepoli. Nonostante il Signore fosse apparso loro la sera stessa della Risurrezione e otto giorni dopo, il loro animo non era certamente molto rinfrancato. La decisione di Simon Pietro ”Io vado a pescare” non mi sembra l’espressione di un pescatore di professione che, dopo un certo intervallo, riprenda la propria attività lavorativa, ma piuttosto di quello che ha il desiderio di allontanarsi da pensieri e problemi che lo angosciano distraendosi facendo l’attività che sa fare e che ha sempre fatto; nel caso specifico di Simon Pietro andando a pescare. E gli altri discepoli che erano con lui non è che se la passassero molto meglio, da un punto di vista psicologico. Comunque all’alba uno sconosciuto sulla riva del lago li interpella chiedendo se avevano qualcosa da mangiare. Alla loro risposta negativa li invita a gettare la rete alla destra della barca e così presero una quantità di pesci tali da mettere in pericolo la solidità della rete. Giovanni, memore di quell’altra volta che il Signore li aveva invitati a gettare la rete e avevano preso un’enorme quantità di pesci (Lc. 5,4-10), e ricordandosi delle tracce lasciate nel sepolcro dalla Risurrezione di Gesù, afferma sicuro: ”E’il Signore”. Pietro non aspetta di arrivare a riva per andare incontro al Signore, ma si butta in acqua così come era. L’aveva rinnegato tre volte, ora non lo farà più, anzi, come pulcino impaurito, corre a rifugiarsi sotto le ali protettrici di Gesù. Sulla riva trovano un fuoco acceso e sulle braci del pane e dei pesci. Il Signore può pescare anche senza l’aiuto, certamente importante, ma non determinante, dell’uomo. E Gesù apprezza anche l’opera dell’uomo tanto che invita a portare anche dei pesci appena da loro pescati. Pietro, sia come padrone della barca e sia per insolito zelo spinto dal desiderio di riscatto, corre a prenderli dalla barca: 153 grossi pesci. Su questo numero gli esegeti si sono sbizzarriti con la fantasia: chi vuole vedervi il numero dei popoli allora conosciuti, centocinquantatre; chi fa cento i popoli + cinquanta Israele + la Trinità; ecc. Quello che è certo che era veramente una bella pesca che si può fare comunque solo con Gesù: senza non si prende nulla.
Certamente i dubbi, i timori, le perplessità che avevano, quando decisero di andare a pesca, con la sua presenza Gesù li ha totalmente fugati e dopo giorni di angosce e paure accanto al Signore ritrovano la serenità. Tre furono i rinnegamenti di Pietro e tre sono le domande che il Signore Gesù pone a Simon Pietro per dargli l’incarico di pascere le SUE pecore. Il gregge affidato a Simon Pietro è il gregge di Gesù e Pietro le deve solo pascere e custodire. E’ curioso notare i verbi usati da Gesù e quelli usati da Simon Pietro nelle sue risposte. Per due volte Gesù il verbo agapào “αγαπάω” che significa “amare”, ma che viene abitualmente tradotto “carità” significando un amore totalizzante, senza contropartita. E’ strano, ma Pietro risponde sempre “filò se”- “φιλώ σε” -, “ ti amo”, cioè usa un verbo di amicizia, di simpatia, ma non lo stesso verbo di usato da Gesù per due volte. Alla terza Gesù si arrende e usa lo stesso verbo usato da Simon Pietro: “filèis me?”- φιλέις με?- . Come leggere questo fatto? Forse l’uomo non è capace di dare tutto. Il Signore lo sa, lo ha sempre saputo fin dalla alleanza con Abramo, quando giurò solo il Signore e non fece giurare Abramo per non farlo diventare spergiuro. ( Genesi 15,1-21) Eppure, Signore,… Eppure, Signore,... Eppure. Signore, siamo tue creature e figli tuoi; abbi pietà di noi.

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