VII DOMENICA DI PASQUA
ASCENSIONE
16 MAGGIO 2010-
(Atti cap. 1,1-11) - (Ebrei cap. 9,24-28; 10,19-23) - (Luca cap. 24,46-53) Gesù Cristo ascende al cielo per aprire, anzi spalancare, quelle porte del paradiso che furono chiuse nel giorno della grande ira del Signore. Come il Gran Sacerdote dell’A.T. attraversava una volta l’anno, il giorno della espiazione, il velo che separava il Sancta Sanctorum dal Tempio, così Cristo è passato attraverso il velo del suo sangue non per entrare in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, (Ebrei 9,24) L’Ascensione di Nostro Signore è stata raccontata dagli evangelisti i modi diversi, densi di simbolismi e mistero. Innanzi tutto il Vangelo, e tutta la Sacra Scrittura, non sono dei trattati di storia e cercano di raccontare con parole umane ciò che si percepisce più con il cuore che con la mente o con i sensi. Staccarci dalla materialità della nostra realtà non è facile, ma accettare la limitatezza delle nostre facoltà mentali è il primo passo della fede per riporre ogni fiducia in Dio.
Gesù, nato dalla Vergine Maria, costituito di capo e corpo, è asceso al cielo dove siede alla destra del Padre. Nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni leggiamo che chiede al Padre che, come lui e il Padre sono una cosa sola, così noi, credenti in lui, siamo una cosa con lui e con il Padre. Gesù come Figlio generato, “non creato”, noi come figli per adozione, secondo anche la preghiera con la quale ci ha insegnato a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre.
Gesù è sceso sulla terra assumendo un corpo carnale soffrendo fame, sete, dolore, commuovendosi e ridendo, piangendo, soffrendo angoscia, paura, umiliazione, disprezzo passione, morte ed ora ascende al Cielo, ritorna al Padre, con la materialità della nostra natura umana. Ora in quella dimora divina, dove c’erano solo puri spiriti (Dio Padre unito al Figlio nell’amore attraverso lo Spirito Santo, e gli angeli anche essi puri spiriti) c’è anche il corpo di Cristo Risorto trionfante sulla morte.
Noi rimaniamo nel mondo, dopo l’Ascensione di Gesù, pur non appartenendo al mondo, per nostra scelta perché crediamo in Lui e nel Padre che l’ha mandato. (Giovanni cap. 17) [16]Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Noi nel mondo costituiamo la sua Chiesa, siamo le membra di essa, ed il capo è in Cielo. Dal Cielo egli, Gesù, ci conforta e illumina mediante l’azione dello Spirito Santo, aiutandoci a sopportare le difficoltà della vita, come ha fatto Lui, specialmente nella sua Passione e morte sulla croce.
Pur essendo asceso al cielo Gesù è sempre presente tra noi, secondo la sua promessa di non abbandonarci. E’ il Mistero. Anche noi dobbiamo sforzarci di attraversare il velo del nostro raziocinio, di voler capire e darci ragione di tutto, e approdare nel “regno” della fede, dove tutto è rimesso nelle mani di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo.
(Giovanni cap. 17,21b) Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” prosegue la preghiera “sacerdotale” del cap. 17 del Vangelo di Giovanni. Gesù è asceso al Cielo per mantenere fede alla sua promessa e realizzare quello che era un auspicio della sua preghiera su questa terra: fare di noi una cosa solo con Dio e col suo Figlio, un giorno in Paradiso. Già oggi ci consideriamo, e siamo, della stessa famiglia di Gesù e familiari di Dio, perché la Chiesa è Santa ed Immacolata, cioè senza peccato, pur essendo costituita di peccatori. Il peccato passato, presente e futuro, cioè il nostro, è rimasto appeso a quella croce piantata sul Golgota sulla quale è stato pagato da Gesù il debito da noi contratto.
(1Giovanni cap. 2) [1]Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Gesù intercede per noi presso il Padre in ogni momento ed in ogni circostanza, purché ci sia in noi il doveroso pentimento dell’errore commesso. E’ questa la redenzione fatta da Gesù a nostro favore: il peccato, qualsiasi peccato, sarà rimesso e perdonato di fronte al pentimento del peccatore. Pentimento vero, sincero: nessuno pensi di fare il furbo con Dio.
Perché? A che pro? Cosa ci si guadagna? La felicità in questa vita e, in seguito, la vita eterna. Dice Gesù: [13] perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. (Giovanni cap. 17) E aggiunge Gesù pregando per gli Apostoli, e anche per noi: [11]Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. (Giovanni cap. 17) . [51]Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. [52]Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; [53]e stavano sempre nel tempio lodando Dio. “con grande gioia” . La gioia del Figlio che andava al Padre aveva contagiato anche loro e se ne ritornarono a casa pieni gioia pur prevedendo che nessuno di loro sarebbe morto nel proprio letto, di morte naturale, di vecchiaia. Come puntualmente avvenne, per la loro gloria.
martedì 11 maggio 2010
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