XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 08 – 11 – 2009
(1Re cap. 17) [10]Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un pò d'acqua in un vaso perché io possa bere». [11]Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Prendimi anche un pezzo di pane». [12]Quella rispose: «Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un pò di olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». [13]Elia le disse: «Non temere; su, fà come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, [14]poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra». [15]Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. [16]La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia.
(Marco cap. 12) [38]Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, [39]avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. [40]Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
[41]E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. [42]Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. [43]Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. [44]Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Stavolta la mia attenzione è stata catturata dall’atteggiamento della vedova di Zarepta, della sua disponibilità, del suo altissimo senso di accoglienza e di ospitalità. Lei non era ebrea e neppure cananea, e niente l’accomunava con quello sconosciuto, neppure la fede religiosa tanto da rivolgersi ad Elia non chiamandolo per nome, ma per la sua fede religiosa: «Per la vita del Signore tuo Dio>>. Questa vedova accoglie Elia ed è disposta a dividere con lui quanto le resta di cibo, non fa neppure caso alla scortesia del sant’uomo che non le chiede, ma le ordina. In lei era presente quel senso dell’ospitalità assente anche da noi. E’ un sentimento, quello dell’ospitalità, alquanto raro. Siamo soliti chiuderci nel nostro guscio, impenetrabile a chiunque, non solo nell’accogliere nelle nostre case uno sconosciuto, ma neppure nel nostro banco in chiesa. Se in chiesa entrano dieci persone, state certi che occuperanno dieci banchi: nessuno vuole sedersi vicino all’altro, come fosse un appestato. E non tiriamo fuori la scusa che è per l’intimità della preghiera! L’amore del prossimo è inseparabile dall’amore di Dio.
Chiusa questa parentesi, vediamo il Vangelo di Marco. Non si sono ancora spenti gli echi delle beatitudini della scorsa domenica che il Signore, nel brano che la sacra liturgia ci propone, ci da’ un esempio di cuori non sinceri, impuri che guardano più ai loro interessi che a quelli del Signore. Parliamo degli scribi, ovviamente. Ma chi erano questi scribi? Che funzioni avevano? Originariamente gli scribi (“Οι γραμματοι”, òi grammatòi – gli scribi) erano dediti alla trascrizione dei testi sacri divenendo esperti culturali delle tradizioni e della “Legge di Dio” per finire, col tempo, ad insegnare la tradizione e interpretare la fede di Israele attraverso lo studio delle Sacre Scritture. Ai tempi di Gesù, essendo per i loro studi divenuti esperti di diritto, facevano da avvocati ponendosi alla difesa dei diritti delle vedove, ma finendo per dissanguarle con le loro parcelle. Mi piace trascrivere quanto ha scritto uno studioso in proposito: < Ci si saluta per strada augurando per primi “shalòm alekà” a colui che si intende onorare. Quando i rabbini ambiscono il saluto, desiderano essere salutati “per primi”, e quindi di essere riconosciuti in pubblico come i maggiori >. Amavano occupare i primi posti nelle sinagoghe pretendendo, magari, un seggio più elevato o sedia con braccioli, erano soliti, dopo le cerimonie, uscire in piazza e passeggiare con ancora gli abiti cerimoniali, ovviamente per essere notati e riveriti. Ripetutamente Gesù ha mosso critiche a quelle persone influenti provocandone la loro mortale ostilità; il loro cuore rimaneva comunque arido e impenetrabile all’amore predicato da Gesù. Gli alti insegnamenti ideali e programmatici del cristianesimo che doveva nascere non trova presa in queste persone nei quali prevalevano i loro interessi personali; e si ritenevano pure saggi, sapienti e giusti!
L’ebreo maschio doveva saper leggere la parola di Dio e nelle sinagoghe si insegnava ai fanciulli almeno a leggere, se non a scrivere. E c’era per ogni ebreo l’obbligo di approfondire la Parola di Dio, pertanto, accontentarsi di una conoscenza della Parola per sentito dire, attraverso gli scribi, era una loro mancanza, se non colpa.
Al giorno d’oggi gli scribi - e anche i farisei come movimento religioso - sono scomparsi. Quello che non è scomparso, però è l’abitudine di affidare ad altri la conoscenza, l’approfondimento della Parola. La Sacra Scrittura, qualcuno ha detto, è la lettera scritta dall’amante all’amato; dove l’amante è Dio, che ha amato per primo, e l’amato è l’uomo. Chi è l’uomo, o donna, che rimanderebbe, o non vorrebbe neppure leggere, la lettera inviatagli dal proprio amante? “Aprite le porte a Cristo!”gridava Giovanni Paolo II.
lunedì 2 novembre 2009
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RispondiEliminaHo letto la Lectio.
RispondiEliminaTi sei soffermato sugli scribi, che piu' o meno sappiamo chi siano.
Io se fossi stato capace di scrivere una Lectio l'avrei incentrata sulla donna povera.
C'e' una frase che ho letto su una guida del lezionario festivo, che dice:
Non basta essere poveri per camminare verso la strada di Dio, non basta essere ricchi,per camminare sulla via dell'ingiustizia.
Bisogna usare il cuore e l'accoglienza, cosi' come ha fatto la donna.
Ma dato che la Lectio e' tua, e' giusto che tu l'abbia vista, nel modo come l'hai scritta.