15 – 11 – 09
(Marco cap. 13) [24]In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore
[25] e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
[26]Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [27]Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
[28]Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; [29]così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. [30]In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. [31]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. [32]Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
“Dopo quella tribolazione” è la guerra giudaica combattuta dai romani tra il 66 e il 70 d.C. conclusasi con la presa di Gerusalemme, dopo un lungo e sanguinoso assedio, e la distruzione del Tempio. Assediati erano giudei e giudeo-cristiani. I giudei prudenti e ben pensanti seguirono Yochanan Ben Zakkai che col permesso dei romani (Vespasiano)si rifugiarono a Yavne dando origine al rabbinismo, mentre i giudeo-cristiani trovarono scampo a Pella sui monti della Giordania. La guerra era originata dal costante rifiuto del popolo ebraico alla ellenizzazione prima e alla resistenza antiromana poi. Avvenimenti tragici e dolorosi, ma a noi, a distanza di duemila anni, cosa hanno comportato? Nel popolo ebraico la distruzione del Tempio ha comportato la perdita di un posto sacro dove pregare Dio e quindi la diaspora. La sacralità del Tempio di Gerusalemme è stata sostituita dalla sacralità della Torah e altre conseguenze che non stiamo ad esaminare. Per il popolo cristiano l’imminenza, almeno per il primo e secondo secolo, del ritorno di Gesù come giudice. I cristiani erano soliti riunirsi per i sacri riti il primo giorno dopo il sabato, in “Dies dominica”, perché da Risorto era apparso ai discepoli sempre di domenica e speravano che il Signore sarebbe ritornato, come aveva promesso, di domenica. Però a differenza delle prime apparizioni, in cui si presentava augurando, “dopo quella tribolazione” il Signore sarebbe ritornato sì, ma “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria”, in veste di giudice.
Tutto questo, dopo duemila anni, ancora dura: gli ebrei senza Tempio e il popolo cristiano nella attesa di quel giudice che metterà a nudo le colpe di ognuno. Tutti i cristiani aspettiamo il ritorno di Gesù, ma se pensiamo che allora saremo giudicati cominciamo a pensare che ciò avvenga il più tardi possibile.
<<(Giovanni cap. 21) [22]Gesù gli rispose: «Se voglio che egli (Giovanni) rimanga finché io venga, che importa a te? Tu (Pietro) seguimi ». [23]Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto,>> Gesù ha invitato Pietro a seguirlo e Giovanni a rimanere. Pietro è l’Apostolo della forza, dell’intraprendenza, del dinamismo, Giovanni e l’Apostolo dell’amore. Noi dobbiamo seguire Gesù, nella attesa del suo ritorno, facendo ciò che faceva Lui, con coraggio ed intraprendenza senza retrocedere di fronte alle minacce del mondo, dichiarando e praticando la nostra fede nel Padre e nel nostro Signore Gesù. Seguire Gesù facendo di Lui il Kirios, il Signore, della nostra vita, come Pietro. Amare come Giovanni che rimane in amorosa attesa del ritorno dell’“Amato”. Giovanni rimane nella attesa del suo Signore come un innamorato nella attesa di incontrare nuovamente la persona amata dopo che ha fatto esperienza di quell’amore. Ciascuno di noi, nel proprio intimo, conserva un ricordo, un motivo, un avvenimento che lo collega a quel Gesù che ci ha amati per primo.
(Marco cap. 13) [24]In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore
[25] e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
[26]Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [27]Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
[28]Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; [29]così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. [30]In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. [31]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. [32]Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
“Dopo quella tribolazione” è la guerra giudaica combattuta dai romani tra il 66 e il 70 d.C. conclusasi con la presa di Gerusalemme, dopo un lungo e sanguinoso assedio, e la distruzione del Tempio. Assediati erano giudei e giudeo-cristiani. I giudei prudenti e ben pensanti seguirono Yochanan Ben Zakkai che col permesso dei romani (Vespasiano)si rifugiarono a Yavne dando origine al rabbinismo, mentre i giudeo-cristiani trovarono scampo a Pella sui monti della Giordania. La guerra era originata dal costante rifiuto del popolo ebraico alla ellenizzazione prima e alla resistenza antiromana poi. Avvenimenti tragici e dolorosi, ma a noi, a distanza di duemila anni, cosa hanno comportato? Nel popolo ebraico la distruzione del Tempio ha comportato la perdita di un posto sacro dove pregare Dio e quindi la diaspora. La sacralità del Tempio di Gerusalemme è stata sostituita dalla sacralità della Torah e altre conseguenze che non stiamo ad esaminare. Per il popolo cristiano l’imminenza, almeno per il primo e secondo secolo, del ritorno di Gesù come giudice. I cristiani erano soliti riunirsi per i sacri riti il primo giorno dopo il sabato, in “Dies dominica”, perché da Risorto era apparso ai discepoli sempre di domenica e speravano che il Signore sarebbe ritornato, come aveva promesso, di domenica. Però a differenza delle prime apparizioni, in cui si presentava augurando
Tutto questo, dopo duemila anni, ancora dura: gli ebrei senza Tempio e il popolo cristiano nella attesa di quel giudice che metterà a nudo le colpe di ognuno. Tutti i cristiani aspettiamo il ritorno di Gesù, ma se pensiamo che allora saremo giudicati cominciamo a pensare che ciò avvenga il più tardi possibile.
<<(Giovanni cap. 21) [22]Gesù gli rispose: «Se voglio che egli (Giovanni) rimanga finché io venga, che importa a te? Tu (Pietro) seguimi ». [23]Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto,>> Gesù ha invitato Pietro a seguirlo e Giovanni a rimanere. Pietro è l’Apostolo della forza, dell’intraprendenza, del dinamismo, Giovanni e l’Apostolo dell’amore. Noi dobbiamo seguire Gesù, nella attesa del suo ritorno, facendo ciò che faceva Lui, con coraggio ed intraprendenza senza retrocedere di fronte alle minacce del mondo, dichiarando e praticando la nostra fede nel Padre e nel nostro Signore Gesù. Seguire Gesù facendo di Lui il Kirios, il Signore, della nostra vita, come Pietro. Amare come Giovanni che rimane in amorosa attesa del ritorno dell’“Amato”. Giovanni rimane nella attesa del suo Signore come un innamorato nella attesa di incontrare nuovamente la persona amata dopo che ha fatto esperienza di quell’amore. Ciascuno di noi, nel proprio intimo, conserva un ricordo, un motivo, un avvenimento che lo collega a quel Gesù che ci ha amati per primo.
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