TUTTI I SANTI
Primo novembre 2009
(Matteo cap. 5) 1]Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. [2]Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: [3]«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
[4]Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
[5]Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
[6]Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
[7]Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
[8]Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
[9]Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
[10]Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11]Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. [12]Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
E’ questo l’inizio del Discorso della Montagna che si sviluppa per ben tre capitoli - dall’inizio del quinto alla fine del settimo - il discorso programmatico, la “Magna Carta” del Cristianesimo. L’abbiamo sentito e letto tante volte questo brano, ma con quale animo? Sono riuscito veramente a farlo mio, ad interiorizzarlo, o almeno, a renderlo attuale?
Dei tre Vangeli sinottici solo il Vangelo di Matteo e quello di Luca parlano di queste beatitudini, ma mentre per Matteo è il Discorso della Montagna, per Luca è il Discorso della pianura. Infatti, il primo il Vangelo era diretto agli ebrei (quindi riferimento alla montagna del Sinai e alla Legge), il secondo invece era diretto a popoli pagani per i quali la montagna non aveva alcun riferimento, e situa il discorso in pianura.
Tutto questo per noi ha un’importanza relativa, sebbene nella cultura cattolica abbia più risalto ed è più nota la versione di Matteo che non quella di Luca, forse perché anche in noi c’è un immediato riferimento alla montagna del Sinai e alla promulgazione delle dieci parole, dei dieci Comandamenti. Mettendo a confronto l’atmosfera presente alla promulgazione delle Tavole della Legge e quella delle beatitudini, notiamo un diverso tono, un diverso approccio. Si potrebbe dire che il Signore Iddio nel Sinai abbia un ciglio corrusco, severo: (Esodo cap. 20) [2]«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: [3]non avrai altri dei di fronte a me....> mentre nelle nove Beatitudini il Signore ci manifesta tutto il suo amore chiamandoci beati. Beati pur nella dimensione di creature soggette al peccato. Peccatori eppure beati agli occhi di Dio, nella sua immensa misericordia. Noi meritiamo la morte e i castighi riservatici e promessi ai peccatori nell’Antico Testamento, ma Dio non può alzare la mano su di noi perché siamo immagini del Cristo suo Figlio essendo innestati in Gesù Cristo col battesimo. Per questo sono beati quelli che, pur nella dimensione di creature soggette al peccato, hanno nel loro cuore quei sentimenti di amore al prossimo, ai fratelli insegnatici e consegnatici da Gesù. Non c’è in tutte le beatitudini un obbligo, che sia uno, nei confronti di Dio; solo nei confronti dei fratelli, e Dio come eredità, come premio finale. E’ come se il Signore ci guardasse con amore e benevolenza dispensandoci grazia su grazia come dice S. Paolo: “(Romani cap. 5) [20] laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”.
[3]«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli e [8]Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Cioè beati coloro che amano Dio nella purezza del loro cuore, che non nascondono inganni o secondi fini o falsità. (Giovanni cap. 1) [47]Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle era di cuore puro, non era un ipocrita, un fariseo, non era di quelli che Giovanni il Battista aveva apostrofato chiamandoli “Razza di vipere”
5]Beati i miti, perché erediteranno la terra. [9]Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. I miti, non i violenti, erediteranno la terra insieme con coloro che non solo non sono violenti ma che si oppongono ai violenti predicando ed attuando la pace, la concordia, l’amore. Costoro saranno gli eredi, questi erediteranno la vita eterna. (Luca cap. 10) [25]Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». (1Corinzi cap. 6) [9]O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio?
[7]Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia [4]Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Anche colui che si sente oppresso e schiacciato dalle difficoltà della vita sarà consolato dalla misericordia di Dio. I poveri, i sofferenti, gli sconfitti della vita sono i prediletti del Signore al punto che i peccati commessi a causa della loro estrema indigenza troveranno misericordia presso Dio, saranno consolati come ci dice anche S. Giacomo nella sua lettera: (Giacomo cap. 2) [13]il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
[6]Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. [10]Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11]Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. [12]Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Il brano evangelico ci parla di giustizia ed è la giustizia terrena di cui è affamato chi ha sofferto un’ingiustizia, costui ha la promessa che il suo giusto diritto sarà ristabilito. Ma è soprattutto la Giustizia di Dio della quale saranno saziati proprio come ci ha detto la lettera di Giacomo. Tutti noi che desideriamo essere salvati, io penso, siamo affamati e assetati di questa giustizia, di essere dichiarati e trovati giusti agli occhi del Signore per accedere alla eredità di quella vita eterna cui aneliamo durante la nostra vita terrena. Anche noi siamo beati perché la nostra fame e la nostra sete saranno soddisfatte. Questa è la giustizia che conta. Nel linguaggio biblico la parola “giusto” non ha come opposto “ingiusto”, ma “empio”. Perciò il giusto entrerà nel regno dei cieli. Però non dobbiamo pensare di poterci giustificare, cioè essere considerati giusti agli occhi del Signore, per i nostri meriti: tutto ci è dato per Grazia. E’ solo la magnanimità del Signore, la sua misericordia, a salvarci per i meriti di Gesù Cristo nostro Signore.
martedì 27 ottobre 2009
LECTIO DIVINA
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